Anche a settembre 2025 progressione della quota nell’incertezza
Continua, nonostante il periodo complicato, la progressione delle quote per i comparti di Astri: il buon risultato del comparto Bilanciato spinge in alto le quote, per la prima volta supera il muro dei 21 euro attestandosi a quota € 21,103 (precedente 20,877) risultato mai raggiunto prima, anche perché matura in un contesto fragile, tra tensioni geopolitiche e economiche. Il comparto garantito invece si consolida a € 14,597. La prospettiva impone prudenza, gestendo il rischio attraverso diversificazione e consulenza.
Il risultato, certamente apprezzabile, matura in uno scenario politico-economico instabile, segnato dalla battaglia dei dazi che ora sembra essere stata digerita dall’EU e che prosegue verso i paesi dell’est in particolare la Cina.
I conflitti ancora in essere, fra questi Gaza sembra aver raggiunto una seppur fragile tregua, e l’Est Europa restano i teatri più critici a cui sembra non si voglia porre fine.
I mercati finanziari, paradossalmente, paiono refrattari alla minaccia di un’ulteriore escalation (e c’è da sperare che abbiano ragione…): l’azionario globale continua la sua corsa, trainato dai mercati USA, ancora una volta brillanti grazie all’hi-tech e all’intelligenza artificiale. In Europa, invece, la crescita è più contenuta e irregolare: oltre alla prossimità con il “fronte orientale” e alla pressione della politica commerciale americana, il vecchio continente risente della crisi dell’automotive tedesco, aggravata di recente dalla grave instabilità politica francese. Le difficoltà del Governo transalpino nascono soprattutto dal progressivo deterioramento dei conti pubblici e dalla caparbia volontà di voler non andare alle urne nella ricerca della stabilità perduta.
L’assetto europeo prende sempre di più una dimensione poliedrica, anche perché il vecchio continente si trova ad affrontare una grave crisi demografica, destinata a influenzarne il peso nello scacchiere internazionale. La questione è rilevante anche per i Fondi pensione, se si considera che storicamente l’investimento istituzionale si è rivolto in via prevalente al mondo “OSCE”, l’Occidente sviluppato di cui l’Europa, è stata finora un tassello centrale. Appaiono sempre più sulla scena mondiale il peso dei BRICS, o, come lo si definiva fino a poco tempo fa, il “terzo mondo”. Un’area ancora quasi del tutto assente nell’investimento dei fondi pensione.
Una certa tensione persiste anche nei mercati obbligazionari, dove gli operatori seguono da vicino il confronto tra il Governo americano, che spinge per ridurre i tassi, e la FED, più prudente e concentrata sul controllo dell’inflazione. Questo clima di incertezza pesa sul dollaro che, dopo la risalita di luglio, ha ripreso a indebolirsi. Alla base c’è anche la questione del debito pubblico statunitense, ormai di dimensioni imponenti, che alimenta dubbi sulla centralità della valuta a Stelle e Strisce come riserva globale e nonostante gli sforzi dell’attuale amministrazione di ridurlo.
A rafforzarsi, per contro, è l’oro, che continua a stabilire record su record. Sulla parte obbligazionaria, ferme restando le valutazioni appena condivise, vorremmo proporre una visione un po’ più distaccata dalle dinamiche di breve termine. I rialzi dei tassi del 2022 avevano riportato indietro “l’orologio” dei “rendimenti” di circa un decennio: l’aumento dei tassi comportò – come certamente ricordiamo – una perdita di valore dei titoli già presenti sul mercato, meno appetibili per le loro cedole più magre.
Come ipotizzato allora, a tre anni di distanza possiamo rilevare un effetto positivo: i portafogli obbligazionari, pur tra alti e bassi, offrono cedole più interessanti rispetto all’epoca dei “tassi a zero”. Il risparmio non è più costretto a spingersi verso livelli di rischio più elevati per ottenere rendimenti. Uno “zoccolo duro” che, nella previdenza complementare, resta centrale, specie se i mercati azionari dovessero rallentare il loro passo e soprattutto per chi è in prossimità del pensionamento.
In nostro approccio come le nostre riflessioni, di chi opera nel risparmio previdenziale, il cui scopo – val la pena sottolinearlo – è creare la futura pensione. Per l’investitore previdenziale il fulcro è l’attento governo del rischio, più che il “rendimento a tutti i costi”. In tal senso per una forma previdenziale è essenziale – come anche previsto dalla norma – gestire le risorse nel rispetto del principio di diversificazione.
Diversificazione che Astri persegue con successo da anni.